Negli ultimi 18 mesi, noi di Nexus abbiamo lavorato ad un progetto di trasformazione organizzativa su larga scala con un’organizzazione internazionale. Abbiamo basato il nostro progetto sul processo U di Otto Scharmer, che abbiamo adattato in anni di pratica.
Nel nostro approccio, abbiamo messo molta enfasi sulla fase di Sensing, per assicurarci, fin dall’inizio, che le persone escano davvero dalla loro realtà quotidiana, in modo che la loro mente e il loro cuore possano iniziare ad essere messi un po’ alla prova. In altre parole, il Sensing, per noi, deve operare a due livelli contemporaneamente:
- Contenuti/dati: cosa sto imparando, cosa sto scoprendo, quali sono le nuove informazioni, le nuove tendenze che sto raccogliendo, le nuove intuizioni per me?
- Processo/emozioni: cosa mi sta succedendo mentre sto scoprendo tutto questo? Come vengo toccato, commosso, sfidato da tutto ciò? Quali dei miei presupposti, dei miei modelli mentali, vengono messi in discussione da questo apprendimento e da questa scoperta?
Quindi, con questo in mente, abbiamo progettato un processo di Sensing che invitava i membri della nostra organizzazione cliente, da ogni parte del mondo, ad uscire dalla loro bolla, e iniziare a percepire sia il loro contesto (il mondo intorno a loro), sia il loro sistema (la loro organizzazione, e ciò che, in essa, si sentiva vivo o piuttosto spento).
La partecipazione è stata buona. Più di 300 persone si sono impegnate in un dialogo autentico sulla loro percezione della realtà e sul mondo che le circonda. A intervalli regolari, abbiamo riunito una cinquantina di loro, per sentire il polso di quel Sensing, e misurare quanto erano andati avanti, e quanto il Sensing stesso stava già avendo un effetto trasformativo.
Al secondo di questi eventi di “presa del polso”, è diventato chiaro che non molto stava effettivamente cambiando nella loro percezione di se stessi e di come operavano. O, per essere più precisi, qualsiasi intuizione sembrava “là fuori”, scollegata da loro; come se le questioni che stavano discutendo durante quegli incontri di “Sensing” – per quanto pressanti e pertinenti – appartenessero solo a quelle discussioni, ed il “business as usual” potesse comunque continuare una volta terminati quegli incontri.
In altre parole, Sensing non stava avendo alcun impatto trasformativo. Sì, i dati e gli approfondimenti venivano generati, ma non c’era un ponte tra gli approfondimenti e l’azione, non c’era apprendimento. Le conversazioni di Sensing rimanevano esercizi intellettuali, accolti da alcuni come una boccata d’aria fresca (finalmente, stiamo parlando di qualcosa!), e percepiti da altri come una perdita di tempo (siamo occupati, perché sprecare il nostro tempo su queste conversazioni, le abbiamo già fatte prima e non cambia nulla).
L’organizzazione stava effettivamente facendo Sensing, e semplicemente questo momento non funzionava per loro? O la mancanza di impatto era di per sé un segno del fatto che non si stavano impegnando nel Sensing? E come potevamo valutare quale ipotesi era giusta?
Alle prese con queste domande insieme al cliente, abbiamo scoperto uno strumento che, da allora, si è dimostrato molto utile. Lo abbiamo chiamato le 3D – coniando così il termine 3D-Sensing. Queste 3D si riferiscono a 3 caratteristiche che ogni vero Sensing della realtà dovrebbe contentere. E per sapere se queste sono presenti, è molto semplice. Chiunque sia effettivamente impegnato nel Sensing si dovrebbe sentire:
- “Displaced”: come se foste stati sradicati in qualche modo, portati in una realtà diversa – o almeno, come direbbe il poeta inglese T.S. Eliott, come se vedeste la vostra realtà per la prima volta. Percepire è come viaggiare in qualche modo, e dovreste avere la sensazione di perdere l’orientamento; le cose si sentono e hanno un sapore un po’ diverso; la luce che brilla sulla vostra realtà dovrebbe creare uno scenario che non avete mai visto prima. Dovreste dire cose come: “wow, questi siamo noi?” o “wow, questo è il mondo intorno a noi? Non mi ero mai reso conto che fosse così prima!”.
- Disturbante: creare un po’ di disagio, perché in qualche modo ciò che avevate caro nel vostro cuore, le cose che pensavate di sapere, le certezze, vengono messe in discussione. Il Sensing dovrebbe generare ciò che alcuni, oggi, amano chiamare “disimparare”, cioè il lasciar andare certe vostre credenze, le supposizioni, i modelli mentali sul mondo, e su cio’ che è il vostro posto e ruolo in esso – affinché ne emergano di nuovi, più in sintonia con ciò che il Sensing vi ha aiutato a fare emergere. E, a sua volta, questo può generare ciò che lo psicoanalista britannico Wilfred Bion chiamava “la paura del cambiamento catastrofico”: questa sensazione che il solido e rassicurante terreno di conoscenza su cui era basato il funzionamento attuale, stia per scomparire da sotto i nostri piedi – il che, come potete immaginare, è una sensazione piuttosto inquietante
- “Disrupted”: ci sono alcune scoperte, alcune intuizioni che creano un effetto del tipo “prima/dopo”; “nulla sarà più come prima”: rimuovere una cannuccia di plastica dal naso di una tartaruga, o mangiare per la prima volta una carota coltivata biologicamente dopo aver mangiato solo carote avvolte dalla plastica, possono esserne esempi. In qualche modo, il Sensing, di per sé, dovrebbe avere un impatto sul vostro comportamento, perché il disturbo creato dall’esperienza vi ha offerto dati non mediati che vi toccano proprio nel cuore del vostro essere – non solo intellettualmente, ma anche emotivamente e spiritualmente. In modo tale che non vorrete – semplicemente non sarete più capaci – di tornare al vostro comportamento precedente per un po’ di tempo (questo effetto svanisce con il tempo, è anche per questo che il Sensing non deve essere un’esperienza una tantum, ma piuttosto una disposizione continua nella nostra relazione con il mondo). Questo riecheggia uno dei 12 punti di leva di Donella Meadows (una brillante pensatrice di sistemi) nella trasformazione organizzativa: accesso diretto e non mediato ai dati, e in particolare a quelli che evidenziano le conseguenze del proprio comportamento
Come ricordato prima, questo strumento è diventato molto utile per questo gruppo – e per altri – aiutandoli a valutare se si stavano effettivamente impegnando nel Sensing o se stavano solo fingendo, in modo che fossero, se necessario, in grado di regolare i tipi di conversazioni che stavano avendo, usando la matrice del Parlare Generativo per sfidarsi a vicenda in un modo utile e costruttivo.
Da allora, abbiamo ancora riflettuto, cercando di rivelare ciò che potrebbe trattenerci dal vivere pienamente le 3D, e la nostra ipotesi in questa fase, è che sono le 3C che ci trattengono dall’essere in 3D:
- Comfort: rispondendo ad una tendenza individuale e collettiva a cercare la stabilità, la prevedibilità e, di conseguenza, ad evitare tutto ciò che potrebbe spostare, disturbare o interrrompere. Ci sono potenti dinamiche omeostatiche in ogni sistema vivente, molte delle quali sono al servizio della sua sopravvivenza, quindi chi preferisce privilegiare il comfort alla trasformazione non è da guardare dall’alto al basso. È solo che dobbiamo essere consapevoli che il Sensing non è fatto per aumentare il nostro livello di comfort e che, per andare davvero a fondo dobbiamo essere preparati ad allentare un po’ il nostro desiderio di comodità.
- Collusione: molte delle scoperte sui malfunzionamenti dei sistemi ai quali apparteniamo riguardano cose sulle quali abbiamo una certa responsabilità. Non qualcun altro; no, noi. Quindi, immergersi in profondità nel nostro funzionamento significa far luce su cose che facciamo noi, problemi con cui effettivamente colludiamo. E questo, di per sé, è particolarmente scomodo. Non c’è da meravigliarsi, quindi, se a volte ci fermiamo prima di impegnarci in un vero e proprio Sensing, per paura di dover riconoscere la nostra parte nel problema che sembravamo, poco prima, così desiderosi di risolvere. Ma come dice Adam Kahane, il “padre” del processo di Transformative Planning, nel suo libro sugli scenari, descrivendo le difficoltà o le resistenze innescate nei partecipanti da un’imminente intuizione della loro propria collusione con le difficoltà che stavano affrontando: “se non sei parte del problema, non puoi essere parte della soluzione”. Quindi cerchiamo non solo di riconoscere, ma forse anche di celebrare, come stiamo contribuendo a, o colludendo con, le situazioni disfunzionali che vorremmo trasformare – perché questa è una chiave per trasformarle che abbiamo nelle nostre mani, ora.
- Compensazione: una particolare dinamica collusiva che troviamo nei sistemi disfunzionali è quella in cui alcune persone finiscono per fare ciò che altri dovrebbero fare, spesso per paura che questi ultimi non riescano a realizzare effettivamente ciò che devono fare. Piuttosto che chiamarli a rispondere, e aiutarli a crescere nella responsabilità di assicurare che facciano ciò che il loro ruolo richiede loro di fare, rischiamo di farlo per loro – un comportamento che si chiama “compensazione”. Il processo di Sensing tende a far luce su queste dinamiche, che sono particolarmente scomode perché tendiamo a sentirci impotenti nel trasformarle, perché ci richiederebbe di allentare il desiderio di controllo e di iniettare più responsabilità nel sistema. In termini kleiniani, ci si potrebbe sentire meglio ad essere percepiti come un oggetto buono, una buona madre ipercompensante che fa tutto per i suoi piccoli, piuttosto che come un oggetto cattivo, una figura paterna severa ed esigente.
In conclusione, forse possiamo guardare a questi problemi attraverso la lente della Rigenerazione: se vogliamo impegnarci nel tipo di Trasformazione che porta nuova vita ed energia nel nostro sistema organizzativo, il Sensing è sicuramente un passo chiave in quel viaggio, in quanto abbiamo bisogno di far entrare il mondo – così come abbiamo bisogno di aprire la porta e uscire nel mondo – e sfidare le nostre abitudini, assunti e modelli mentali. Quel viaggio dovrà essere un viaggio in 3D, in cui accettiamo che essere spostati, disturbati e sconvolti è un segno di nuova vita che scorre nelle nostre vene, e per ottenere ciò, dovremo lasciar andare e addolorarci delle 3C.