Istintivamente quando ho cominciato a scrivere questo biglietto di blog il riflesso è stato quello di andare alla ricerca di altre fonti, altro materiale che potesse aiutarmi ad arricchire le mie idee.
Come è nato il libro di Leidy Klotz
E mi riesce davvero difficile pensare all’arricchimento in maniera diversa dall’aggiungere altre letture per moltiplicare i pensieri, difficile rovesciare il bias che mi spinge a credere che solo aggiungendo migliorerò. Leidy Klotz della Virginia University ci racconta di aver avuto la stessa reazione quando, giocando insieme a suo figlio di due anni e mezzo a costruire un ponte di Lego e dovendolo perfezionare, è andato alla ricerca di mattoncini da aggiungere, trovando, al suo ritorno, il ponte perfezionato da suo figlio che aveva invece tolto mattoncini. Questa osservazione gli ha permesso di arrivare all’intuizione che nella sua risposta al problema del ponte di Lego, agisse un automatismo, un’associazione forzata tra risoluzione di un problema e aggiunta.
Così, per migliorare la gestione di un progetto, aggiungiamo procedure, per migliorare i risultati della nostra azienda aggiungiamo risorse, per migliorare la nostra efficacia lavoriamo più ore, facciamo liste interminabili di cose da fare. E se invece fosse vero il contrario? Se avessimo pensato, per tutta la nostra vita, alla risoluzione dei problemi come ad un tema di aggiunta, quando invece si tratterebbe piuttosto di togliere, alleggerire, lasciare l’essenziale, quindi di avere agende meno piene, snellire procedure, diminuire le ore lavorate etc, come suggerisce Leidy Klotz nel suo libro “Subtract”?
Il bias dell’addizione
Il piccolo figlio di Klotz agisce secondo un istinto naturale, sottraendo mattoncini. Ma crescendo evidentemente questa capacità a percepire la soluzione dei problemi come sottrazione viene persa e resta il bias dell’addizione. L’osservazione della natura ci insegna come la sottrazione e addizione siano processi naturali. La vita si rigenera dopo che ciò che ha compiuto il suo ciclo viene abbandonato, muore, lascia spazio. L’inverno serve perché la parte più alta del terreno possa assaporare questo vuoto e prepararsi ad una nuova stagione di fertilità con meno parassiti e malattie.
Il libro Subtract suggerisce che la sottrazione non sia solo la risoluzione dei nostri problemi individuali o di lavoro, ma che funzioni bene anche a livello sociale: la soluzione alle inequità ed al razzismo potrebbe essere quella di togliere privilegi invece che darli a tutti, la soluzione per avere edifici ecologici potrebbe essere nel togliere i fattori di spreco nei vecchi edifici piuttosto che costruirne dei nuovi efficienti dal punto di vista energetico eccetera.
Attenzione però: sottrazione non vuole dire “più facile”. Spesso aggiungere è molto più semplice. Anche quando ci pensiamo, la sottrazione può essere più difficile da fare perché una serie di forze biologiche, culturali ed economiche ci spingono l’aggiunta.
Ma abbiamo una scelta per finire con questo blind spot, ed è che essendo consapevoli del nostro bias di addizione possiamo scegliere di fare diversamente.
[…] di “armi”. Lungi dal cercare di ridurre, o “sottrarre”, come spiega Leidy Klotz nel suo meraviglioso libro , le stesse fonti di squilibrio che le nostre attività industriali hanno prodotto, la creatività […]