Molti anni fa una serie di circostanze cominciate con un viaggio in Eurostar di mio marito e una conversazione con il vicino di treno per commentare le elezioni francesi, l’arrivo di Sarkozy al potere, passate attraverso una bellissima serata estiva in un attico parigino, mi hanno portata ad incontrare l’autore del libro “Paula’s Principle”, il PHD ed allora dirigente dell’OECD, Tom Schuller.

Il principio di Paula

 

Il principio di Paula si basa su una serie di ricerche, dirette da Tom e su una intuizione che emerge da queste ricerche. Nonostante le donne siano, mediamente, meglio preparate degli uomini (più alta motivazione al longlife learning e migliori risultati) a ciò non corrisponde un migliore salario, riconoscimento e migliori possibilità di carriera, anzi. Non si tratta di analizzare, qui, le differenze nell’accesso all’educazione, che, peraltro, dalle ricerche dell’OCDE in paesi membri non risultano mediamente rilevanti, ma piuttosto di vedere quali sono i risultati e gli impatti dell’apprendimento. Questo significa far emergere le differenze concrete nelle possibilità di utilizzare le competenze acquisite, sul luogo di lavoro e di vederle riconosciute sia attraverso ricompense estrinseche, come il denaro e la carriera, ma anche con ricompense intrinseche, quali il nutrimento al senso di autorealizzazione e di attualizzazione del proprio potenziale.

Questo bias, che agisce a livello collettivo ed individuale, a partire dal meta-modello patriarcale, è stato chiamato da Tom Schuller “Il principio di Paola’. In questo nome avrete forse riconosciuto qualcosa di arcinoto, a partire dalla fine degli anni ’60, il famoso “Principio di Peter” o dell’incompetenza. Il principio di Peter afferma che “Ogni lavoratore cresce fino al suo livello di incompetenza”. Il maschile è d’obbligo per due ragioni. La prima è che nel mondo nel quale Laurence J. Peter –psicologo ed accademico canadese, dal quale il principio prende il nome – ha enunciato questo paradosso, le donne non erano visibili al punto da poter essere incluse nella riflessione. Racconta Tom Schuller nel suo libro che, tra i 40 casi esaminati da Laurence Peter, solo una era donna. La seconda ragione è che il principio di Peter, per le donne, funziona esattamente in maniera speculare, tanto da meritare un nome specifico, il principio di Paula, appunto: “La maggior parte delle donne lavorano al di sotto del loro livello di competenza”. Possiamo riconoscere il doppio bias in quanto detto. Da un lato l’abitudine a vedere l’incompetenza, quando portata dagli uomini, che fa si’ che la carriera proceda fino, appunto,  al livello dell’incompetenza; dall’altro, il difficile riconoscimento della competenza femminile.

 

Questo bias produce almeno due problemi

 

È creatore di senso di non-equità e di ingiustizia, con le possibili ripercussioni sulla motivazione e tentativi inconsapevoli o consapevoli di ristabilire l’equità (produrre meno, deformare la propria percezione di sé e degli altri, etc, fino all’estremo di andarsene dall’organizzazione). Seconda conseguenza, non permettendo un completo emergere di talenti e attualizzazione delle potenzialità delle donne, produce sprechi e perdita di opportunità; il principio di Peter, invece, produce tutti i problemi legati al fatto di avere uomini non competenti che prendono decisioni, che sono esplorati, con molto humor, nel libro di Laurence Peter.

 

Rigenerazione post Covid

 

In questo momento un tema chiave per pensare alla ricostruzione delle economie del dopo COVID è quello dell’apprendimento; le parole chiave di questo rinascimento sono reskilling e upskilling,  lanciate dal World Economic Forum nel 2020. Per introdurre una vera rigenerazione post COVID però un passaggio chiave consisterà nel far evolvere le nostre rigidità nella percezione del mondo, ad esempio il Principio di Paula (ed il principio di Peter). Il cambiamento sistemico passa dalla possibilità che la competenza possa davvero essere valorizzata, indipendentemente dalla persona che la porta, senza che questo tipo di trappole mentali producano blind spot e distorsioni nelle decisioni.