Il modello che vi presentiamo va inteso come una specie di “Sistema Operativo”: consiste in un insieme di principi che dovrebbero guidare ogni azione, ogni iniziativa che si voglia intraprendere per portare la rigenerazione nella propria organizzazione e nella propria vita; fornisce un quadro coerente, una mappa, che può aiutare a navigare la strada da percorrere e a fare delle scelte che permettano un aumento della vitalità.
Il modello incorpora una verità fondamentale per tutti i sistemi viventi: la vita scorre attraverso cicli inseparabili di morte e nascita, l’una che alimenta l’altra. Rigenerare se stessi, la propria squadra, la propria organizzazione ed andare verso un’economia rigenerativa non significa solo far nascere innovazioni e generare vita, ma anche lasciare andare ciò che non può più continuare, ciò che deve morire, nel mondo che abbiamo rigenerato.
Il modello è costruito intorno a due diversi cicli. Entrambi alimentano e regolano il flusso della vita: uno opera per strutturare il processo di “morte” di lasciare andare; l’altro lavora sulla strutturazione del processo della vita nuova che chiede di emergere.
Di seguito i 6 principi del nostro modello, i primi tre relativi al processo di “lasciare andare”, o di morte e gli altri tre legati alla strutturazione del processo di vita emergente.
Ciclo 1
Strutturare il processo di morte: nominare e lasciare andare ciò che deve finire
Principio #1: Disinvestire dai processi che consumano la vitalità. Ciò che consuma davvero la vita non è tanto la morte ma il fatto di investire energia nel mantenere in vita di qualcosa che ha invece bisogno di morire, di finire, di essere abbandonato.
Di seguito alcuni esempi di processi che succhiano vita ed energie a livello individuale, di gruppo, organizzativo ed alcune idee su cosa fare di diverso.
A livello individuale
- Nutrire il proprio “falso sé” invece del sé autentico: disinvestire da questo tipo di processi significa lasciare andare relazioni disfunzionali, obiettivi irraggiungibili e non fondanti che rincorriamo, rispondendo ad aspettative che ci sono state inculcate dall’esterno ma che non corrispondono (o non corrispondono più) a ciò che vogliamo veramente e che non aiutano la costruzione di senso per l’organizzazione alla quale apparteniamo;
- Uno stile di management stereotipato, ad esempio ispirato al “bastone e carota”, attraverso il quale ci illudiamo di “motivare” i collaboratori e le collaboratrici, in un mondo nel quale è oramai noto che la motivazione nel medio e lungo periodo le persone la trovano in quello che fanno, nell’allineamento tra esterno ed interno e che non è il manager che potrà inculcarla in qualche modo, ma che al massimo potrà aiutare le persone a trovarla;
- Continuare ad investire in progetti e partecipare a riunioni che sappiamo essere mortifere (senza impegnarsi per ridare loro vita) invece di guardare la realtà e identificare progetti o attività che continuano solo perché nessuno ha il coraggio di dire che dovrebbero finire;
A livello di team ed organizzazione
- All’interno del proprio team ed organizzazione, invece di vivere nell’opacità e nell’ambiguità dei ruoli, portare una cultura della trasparenza, della responsabilità e dell’apprendimento, così da poter spendere l’energia per affrontare problemi reali, piuttosto che per coprire le mancanze;
- Liberarsi dalle dinamiche di compensazione che portano a prendere il ruolo di qualcun’altr* per compensare l’incapacità altrui di prendere il ruolo: imparare invece a dare feedback aperti e rispettosi, ad aiutare collegh*, collaboratori e collaboratrici, manager a responsabilizzarsi, ad esplorare coraggiosamente il perimetro del proprio ruolo, ad assumere le conseguenze delle proprie azioni;
- Smettere di sostenere progetti/prodotti/servizi oltre la fase iniziale di lancio, nonostante l’evidenza che non sono in grado di auto sostenersi e malgrado il mercato di riferimento abbia mandato segnali chiari rispetto al non allineamento con i bisogni;
- Nel passaggio ad un’economia rigenerativa, è importante verificare l’impatto delle varie catene del valore al cuore del proprio business e impegnarsi a un disinvestimento pianificato da tutte quelle attività che degradano gli ecosistemi piuttosto che rigenerarli..
Nel nostro modello, il disinvestimento da tutti quei processi che consumano la vita è il primo principio: fermarsi, rendersi conto di ciò che non deve più continuare, è il primo passo verso una vera trasformazione. Abbandonare permette di liberare tempo ed energie che diventano improvvisamente disponibili e che possono poi essere reinvestiti in processi che stimolano la vita. Disinvestire da attività degradanti apre spazi possibili di creatività che possono portare ad inventare nuove componenti nella vostra catena del valore, o addirittura intere nuove catene del valore.
ATTENZIONE! Arrivare un mattino al lavoro e dire al o alla propria manager, alle colleghe e colleghi, fornitori, clienti, “Basta, questo mi consuma la vitalità, smettetela!” è una reazione che rischia solo di aumentare il livello di tossicità del vostro ambiente di lavoro! E’ importante, quando si decide di apportare un cambiamento, esprimere la vostra intenzione chiaramente ma occorre usare un approccio che sia, di per se stesso, generatore di vita. Quindi, ad esempio, NO alla colpevolizzazione degli altri.
Astenetevi a tutti i costi da un approccio “quello che viviamo, come individui e come organizzazione, è colpa tua, della tal funzione, della tal persona!”- l’unico risultato rischia di essere una reazione di negazione dei problemi e di rabbia verso di voi, che attiverà solo delle resistenze al cambiamento. E’ importante partire da sé, riconoscere la propria responsabilità ed il ruolo che abbiamo giocato nel co-creare la realtà che abbiamo voglia di rigenerare, e poi condividre le intuizioni su ciò che sentite. Invitate, ad esempio, chi vi sta intorno a condividere i diversi punti di vista, in un’atmosfera non giudicante. L’uso dell’Ascolto Generativo, del Parlare Generativo e di altri strumenti di Comunicazione Non Violenta sarà la chiave per il successo della vostra impresa.
Questi articoli sono un po’ il nostro “Calendario dell’Avvento”. Appariranno due volte alla settimana, il martedì e il giovedì sul nostro blog, appuntamento per il prossimo il 9 dicembre.