Principio di Permacultura n°10: Utilizzare e valorizzare la diversità

Utiliser et valoriser la diversité

La natura è diversificata per natura

Provate ad immaginare un ecosistema naturale non diversificato: non ci riuscite? Beh, appunto. O se ci riuscite, probabilmente vi evoca immagini di morte, di desolazione – l’opposto di un ecosistema tipicamente florido, pieno di vitalità.

Il mondo naturale è, per sua stessa essenza, diversificato; è composto da molti elementi diversi che hanno tante relazioni diverse tra loro, alcune delle quali sono simbiotiche (di aiuto reciproco, di collaborazione, a beneficio di entrambi), altre possono essere predatorie – sebbene la predazione sia una funzione naturale di un ecosistema sano, si tratta di un ciclo di feedback negativo (si veda il principio n. 4).

Nel paradigma sistemico alla base della nostra comprensione degli ecosistemi naturali, ogni elemento ha bisogno di elementi diversi per prosperare – un elemento non puó prosperare se si relaziona solo con se stesso, o in assenza di diversità. Il rabbino Jonathan Sacks, nel suo libro “La dignità della differenza”, sostiene addirittura che Dio ci ha creati incompleti, in modo che ciò che non possiamo fare da soli dobbiamo affidarlo agli altri.

Indipendentemente dal fatto che si condivida o meno la sua spiegazione spirituale, possiamo constatare che nel mondo naturale l’alterità e la diversità consentono lo sviluppo di una complessa e ricchissima rete di relazioni (quella che Fritjof Kapra chiama “Rete della vita”), che non solo aiuta gli ecosistemi a prosperare, ma ne aumenta anche la resilienza. Infatti, più elementi ci sono in un ecosistema, più “fitta” è la rete di relazioni e quindi minore è la probabilità che venga distrutto da uno shock alle sue condizioni di vita abituali.

Per esempio, se è vero che le api mellifere sono impollinatori fondamentali per gli alberi da frutto, non sono le uniche – grazie a Dio! Ci sono anche bombi, vespe, sirfidi, api solitarie, falene, farfalle, coleotteri e molti altri, in modo che se un impollinatore non si manifesta un anno, altri possono sostituirlo e fare il lavoro. Il concetto chiave della permacultura “una funzione, più elementi” è direttamente ispirato all’osservazione della natura, proprio come la sua controparte “un elemento, più funzioni” (i sirfidi mangiano gli afidi, le api da miele producono il miele, ecc.)

In questo modo il sistema si mantiene abbastanza stabile nel tempo, ma allo stesso tempo si puó adattare a cambiamenti temporanei. In un anno particolarmente umido, alcuni batteri, alghe, insetti, funghi, roditori, pesci e altri animali potrebbero espandere la loro presenza grazie a queste condizioni favorevoli, in cui ogni elemento è in grado di nutrirsi della crescita dell’elemento più piccolo su cui si basa. Poi, se l’anno successivo è secco, la flora e la fauna fioriranno in modo completamente diverso. Ma nel frattempo il sistema rimane altamente produttivo.

La diversità in natura è un indicatore di salute, vitalità e resilienza di un determinato sistema. L’aspetto ancora più interessante è che la diversificazione è un motore fondamentale della crescita dei sistemi naturali. La vita sulla Terra è iniziata con i batteri, che sono cresciuti e si sono diversificati in esseri unicellulari, ecc. fino ad arrivare all’antenato di tutti i primati, che si sono poi diversificati in primati, poi in homo erectus, poi in homo sapiens, ecc. Le leggi naturali e poi culturali hanno incoraggiato l’homo sapiens a riprodursi con partner che non fanno parte della sua famiglia diretta, aumentando così le possibilità di rafforzare la specie e allo stesso tempo la sua diversificazione.

Allo stesso modo, perché un prato diventi una foresta primaria, deve ospitare una varietà sempre maggiore di piante, arbusti, alberi, insetti, animali, la cui presenza attrae una varietà sempre maggiore di elementi che prospereranno grazie alle relazioni con essi, alimentando così un ciclo virtuoso di crescita, vitalità e resilienza.

 

Utilizzare e valorizzare la diversità in Permacultura

Non sorprende che, dal momento che cerca di imitare i processi naturali, la Permacultura faccia molto affidamento su questo Principio #10.

Innanzitutto nel suo approccio alla progettazione. Come abbiamo visto con il Principio #7, i progettisti di permacultura partono dai principi, dai modelli, prima di concentrarsi sui dettagli. E partono dall’osservazione e dall’interazione con la realtà con cui progetteranno (Principio #1). Pertanto, un progettista non copierà e incollerà mai un progetto da un progetto per applicarlo a un altro, ma piuttosto personalizzerà ogni progetto alla realtà sulla quale sta lavorando.

La diversità è anche alla base delle sue scelte di soluzioni particolari: per il riscaldamento, ad esempio, potrebbe scegliere il riscaldamento passivo abbinato a un buon isolamento, o i pannelli solari, o la stufa a legna se c’è un’importante fornitura di legna liberamente disponibile – o un mix di diverse soluzioni, per compensare quando una di queste non è improvvisamente disponibile.

Anche per la produzione di cibo, la diversità è essenziale. Piantate diversi tipi di insalata, alcuni dei quali perenni, in modo che le lumache si concentrino su alcuni di essi e vi lascino comunque una discreta scorta. Scegliete diverse varietà di pomodori, non solo perché alcuni di essi potrebbero resistere meglio alla muffa, ma anche perché possano fruttificare in tempi diversi e produrre in maniera continuativa per 3-4 mesi, piuttosto che sovraccaricarvi di chili e chili in due settimane di luglio!

E lo stesso vale per altri ortaggi, frutta, pollame; per le soluzioni di raccolta dell’acqua, per il compostaggio, ecc. La diversità sarà sempre un principio centrale, per la stabilità e la resilienza che apporta al sistema.

 

Sfruttare la diversità nelle organizzazioni

Le ragioni di business per la diversità e l’inclusione nelle organizzazioni sono ormai ben note: riunire un team socialmente e cognitivamente eterogeneo e assicurarsi che tutti siano inclusi, aumenterà il potenziale di creatività del team (non tutti pensano le stesse cose, nello stesso modo, significa più possibilità di far emergere nuove idee); di resilienza (quando alcuni potrebbero bloccarsi in una situazione, altri potrebbero essere più a loro agio); per la condivisione e la gestione della conoscenza (in particolare con un team eterogeneo dal punto di vista generazionale, in cui ognuno potrebbe avere una parte della storia, in modo da non perderla o dimenticarla); e per la comprensione dei clienti e del mercato, in quanto il team sarà più rappresentativo della società nel suo complesso.

Tuttavia, la realtà rimane una lotta, in parte perché i modelli mentali sono difficili da spostare ed una parte di persone che hanno il potere puó avere interesse a mantenere uno status quo non diversificato; ma anche perché le organizzazioni tendono a evolversi in campi di monocultura, dove i processi sono altamente raffinati per produrre risultati simili anno dopo anno a costi sempre più bassi, lasciando poco spazio alla sperimentazione di approcci diversi.

Detto questo, esistono vari modi per sfruttare il potenziale della diversità sul posto di lavoro (alcuni dei quali sono sviluppati nel Principio n. 3). Ad esempio, è possibile

 

  1. Preparare e presiedere a turno la riunione del team: in questo modo si avranno stili presidenza diversi, che potrebbero dare risultati diversi; inoltre si aumenterà l’impegno e l’assunzione di responsabilità da parte di tutti e tutte. Coloro che non parlano o non contribuiscono molto con un particolare stile potrebbero sbocciare con un altro, così il team produrrà idee a cui non avrebbe mai potuto accedere con un unico approccio stilistico.
  2. Lavorare sull’identificazione e la rimozione dei bias inconsapevoli all’interno del team o dell’organizzazione: questo può essere fatto anche in modo molto divertente, utilizzando ad esempio il gioco di carte Insidiae (prodotto da Nexus insieme a BB7), e aiutarvi a rimuovere alcune routines di pensiero all’interno del team o dell’organizzazione che impediscono di accedere a tutto il potenziale.
  3. Istituire una sfida per la diversità e l’inclusione: premiare le migliori pratiche e l’impatto aziendale e rendere il premio interessante per la cultura aziendale. Potrebbe trattarsi di un finanziamento per l’assunzione di personale aggiuntivo o per il lancio di un progetto che non rientra nell’attuale flusso di finanziamenti; oppure di biglietti per l’opera per tutto il team, o per una partita di calcio; o ancora di un paio di giorni di glamping presso la tenuta di Knepp, nel Sussex, Regno Unito, uno dei pionieri del rewilding…
  4. Creare una rete di mentorship, compreso il reverse mentoring: attraverso le generazioni, le culture o i generi, assicurando che ciò che emerge durante le sessioni di mentoring sugli ostacoli organizzativi all’inclusione possa essere portato (in modo confidenziale) all’attenzione del team esecutivo, in modo da poter lavorare su di esso.
  5. Verificate e mettete in discussione tutti i vostri processi HR: non come avete sempre fatto, ma invitando coloro che la cultura organizzativa non include a fare l’audit e a offrire raccomandazioni.

 

 

Rispondi

Da leggere anche

Cercare

Categorie

Restare in contatto

Iscriviti alla nostra newsletter per essere informato della pubblicazione dei nostri articoli.
Non siamo riusciti a confermare la tua registrazione.
GRAZIE ! La registrazione deve essere confermata via e-mail...

Scopri di più da Nexus

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere